Il Don racconta...

Sezione dedicata ai racconti e alle esperienze riguardanti il mondo ferroviario.

Messaggioda E 645 063 » 04/02/2012, 20:43

cose di quando la Ferrovia era una cosa seria....oggi ai ferrovieri non a contatto col pubblico si tende persino a non dar loro più nemmeno le divise.........
Il fischio della locomotiva è sinonimo di civiltà...............
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 04/02/2012, 20:52

Non c'è da stupirsi, io mi trovavo su un regionale che da Bergamo mi portava a Milano quando mi si è avvicinato un ragazzo in jeans e maglietta che mi ha chiesto il biglietto. Siccome sul treno c'erano diversi ragazzi che si facevano scherzi, gli ho domandato a che titolo lo chiedeva, lui mi ha risposto che era un ferroviere e doveva controllare che lo avessi. Ho preteso che mi mostrasse il tesserino prima di darglielo. Non è stato un caso isolato, nel tempo mi sono capitati casi analoghi.
Giancarlo
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Messaggioda andm » 04/02/2012, 23:10

Hai fatto benissimo, Giancarlo.
Non tanto per la mancanza di divisa, ma perchè è cortesia farsi prima riconoscere...

Gateano: Effettivamente la scena è esilarante da immaginare. Comunque, meglio DM con cappotto e scarpe da ginnastica che DM in divisa, paletta ma senza.... berretto in testa!!!! Vero?
Andrea
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Messaggioda Macaco » 04/02/2012, 23:19

Hai ragione Andrea. Quel pellegrinaggio è stato ... molto istruttivo. :)

A proposito del cappello rosso di servizio c'è uno spassoso aneddoto di un collega dei tempi che furono. Se lo trovo ve lo posto.
Gaetano.
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Messaggioda Franz » 04/02/2012, 23:33

Grandi racconti!!! Grazie :)
Francesco
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Messaggioda Macaco » 04/02/2012, 23:50

Eccolo, Andrea. L'ho trovato. Forse lo hai letto già da qualche altra parte.

Spesso il berretto rosso, noi DM, lo usavamo come segnale di arresto a mano quando coadiuvavamo i manovratori durante il piazzamento dei materiali oppure si interveniva direttamente per arrestare i treni nel punto in cui volevamo per consegnare le prescrizioni. A tal proposito voglio raccontarvi un aneddotto curioso. In una stazione c'era un collega ecclettico e testa calda nel senso fisico del termine. Durante l'estate grondava copioso sudore dalla fronte ed era solito mettere della carta assorbente nel berretto. Quando mancavano le asciugami di carta FS ricorreva anche ai fogli dei quotidiani. Un giorno, non trovando di meglio, mise all'interno del suo berretto dei fogli di un coloratissimo ed esplicito settimanale erotico. In quella stazione c'era il servizio di spinta in coda ed il DM sovente usciva dall'uffico e chiamava il locomotore, adoperando appunto il berretto rosso come la bandiera rossa del manovratore. Solo che sul marciapiedi c'erano parecchi viaggiatori ed alcuni si accorsero di cosa conteneva il berretto del DM e lo segnalarono agli altri "spettatori" suscitando ilarità, imbarazzi e disappunti. Ma lui imperterrito rimise il berretto in testa, rientrò in ufficio per aprire il segnale di partenza, prese la paletta e, come se niente fosse, passò davanti agli sconcertati viaggiatori per andare a licenziare il treno.
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Messaggioda andm » 05/02/2012, 0:03

:lol: Questa mi era nuova...
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Messaggioda E 44 » 07/02/2012, 9:15

Giancarlo Giacobbo ha scritto:Non c'è da stupirsi, io mi trovavo su un regionale che da Bergamo mi portava a Milano quando mi si è avvicinato un ragazzo in jeans e maglietta che mi ha chiesto il biglietto.


Però ai miei tempi un cappello te lo davano, oppure ai conduttori una fascia scura con lo stemma della ferrovia da mettere al braccio, insomma un segno di identificazione c'era. Risparmiano anche su questo? :evil:
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Messaggioda E 44 » 07/02/2012, 9:25

E così ne racconto una anch'io.

Tanti anni fa, 1980. Arriva l'espresso Milano-Trieste nella mia stazione. Vado fuori per mandarlo via. Vedo che gran parte delle vetture è rimasta con le porte aperte. Però lungo il treno camminava una giovane fanciulla con un vestito lungo a striscie multicolori dall'alto in basso, con i colori dell'arcobaleno, oppure anche di quei ghiaccioli che si trovano nel periodo estivo. Camminava lungo il treno venendo verso di me e chiudeva tutte le porte.
Istintivamente pensai "che gentile fanciulla! La devo ringraziare". :D
Arrivò vicino a me e mi disse "pronti!". E allora mi accorsi che sul braccio destro aveva la fascia scura di identificazione del conduttore. :o Era neo-assunta, ancora senza divisa!
Da allora quando mi capita di incontrarla, la saluto sempre come "la ragazza ghiacciolo" ;) .
Paolo
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Messaggioda Macaco » 07/02/2012, 10:06

C'era anche il "Regolamento del Vestiario Uniforme" che dettava i canoni dell'eleganza delle divise ferrovie arrivando a prescrivere anche l'uso obbligatorio di cinture e scarpe esclusivamente nere..
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Messaggioda Macaco » 07/02/2012, 12:02

Multe ai DM.

Oggi se ne emettono poche per almeno tre ragioni:

- le stazioni con il DM sono rimaste poche;
- anche controllare ha un suo costo, personale preposto compreso;
- non è più possibile irrogare una multa senza un rigoroso e laborioso procedimento disciplinare.


Sempre a proposito di multe, ai principi degli anni settanta c'era nella stazione di Messina Centrale un Primo Aggiunto soprannominato il "Padrino" (qualche riferimento all'omonimo film?). Costui aveva tutto un modo particolare di agire con il personale. In bella mostra sulla sua scrivania c'erano sempre il blocchetto per la iscrizione al sindacato ed il modulo P.141 delle multe. Chi entrava nel suo ufficio difficilmente riusciva ad evitare o l'uno o l'altro. Sindacalmente aveva un potere enorme. Era il periodo della triade Lama-Vanni-Storti e lui era un catto-social-moderato. Mai come in quel periodo il suo sindacato raggiunse il più alto numero di iscritti nel messinese.
Trasfertista a Messina e nel circondario, più di una volta ebbi l'onore di trovarmi al suo cospetto, ma la feci sempre franca: sindacalmente ero già attivo in un'altra parrocchia, amministrativamente appartenevo direttamente alla Direzione Generale di Roma, tramite la segreteria della stazione di Reggio Calabria Centrale.
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Messaggioda Macaco » 09/02/2012, 22:07

Quando i treni viaggiavano per...mare.

Sibari, Iginia, Rosalia...quanti rotabili accoglievano le loro capienti stive. Quelle navi, negli anni settanta, non stavano mai ferme. Solo quando il mare raggiungeva forza sette od otto, oppure quando erano in manutenzione. E non viaggiavano mai completamente a vuoto nello stretto. Se non traghettavano veicoli ferroviari, nella loro corsa di invio (quasi come un treno straordinario IMV) caricavano lo stesso veicoli gommati e tanti viaggiatori. A quel tempo, amico di alcuni marinai con cui condividevo le misere stanzette di una pensione in via Santa Cecilia a Messina, passavo alcune ore a bordo magari solo per fruire di una cena o di un pranzo in compagnia. Quanti ricordi legati a quel periodo in cui ero addetto al controllo del transito veicoli a Messina Mare. Quante ore passate sulle scivolose passerelle dei ponti mobili a controllare con gli M.18 alla mano (foglio veicoli) di ciò che veniva imbarcato o sbarcato. Su quelle passerelle occorreva prestare particolare attenzione altrimenti finivi in acqua o per le raffiche di vento oppure a causa delle enormi chiazze di olio lasciate dai mezzi di trazione utilizzati nelle manovre. Pur avendo già in mano la lista delle tradotte approntate a Contesse o a Messina Scalo c'era sempre qualche cosa che non quadrava. Così a Villa San Giovanni succedeva spesso di dover accantonare un carro in attesa del relativo documento oppure il documento arrivava sulla sponda calabra mentre il carro era ancora a Contesse. E le lunghe colonne degli autoveicoli pesanti, che, durante il mare agitato, si riversavano tutti sulle navi FS perchè la Caronte e gli altri traghetti privati restavano fermi, oppure avevano paura ad affrontare i pericolosi flutti dello stretto. Così tutte le strade di Messina, fino al Ponte Americano, e tutta la costiera restavano intasati dai veicoli in attesa di imbarco. Non parliamo poi dei periodi estivi, quando anche nel ponte binari si cercava di far posto alle autovetture i cui occupanti, appena iniziata la traversata, sciamavano su tutta la nave per approvvigionarsi di bibite ed arancini. Vi posso assicurare che di quel periodo lavorativo conservo ancora piacevoli e nitidi ricordi. Poi passai a spalettare nelle varie stazioni del messinese, ma rientravo spesso a Messina: c'era sempre qualche "fimmina" che mi aspettava ed io accorrevo al loro richiamo. Allora il Don era giovane e non si rintanava in sacrestia a fare...catechismo.
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Messaggioda E 44 » 10/02/2012, 13:13

Molto interessabte, veramente, anche i problemi del sacerdozio collegati con la...castità :D
Ma l'argomento traghetti è così interessante che visto che hai fatto anche questo, puoi spiegare più a fondo le norme e come si svolgevano le operazioni?(ovviamente in norme regolamentari)
Paolo
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Messaggioda Macaco » 10/02/2012, 14:04

Caro Paolo, ho passato due bellissimi anni in Sicilia. Ero un giovane Assistente di Stazione abilitato al Movimento, appartenente al "Gruppo Volano", una specie di "Genio Ferrovieri senza le stellette". Sempre in giro per lo stivale. A me, per fortuna, tocco la Sicilia con base il Reparto Movimento di Messina.
Già la sola frequenza dei corsi professionali per le abilitazioni alle gestioni Merci, Biglietti, Bagagli, Telegrafo, Funzioni Assistente di Stazione (Piccolo Movimento) ci portava ad essere vicino ai traghetti: le aule professioni erano a Messina Marittima e dalle finestre si vedeva tutta la movimentazione di imborco e sbarco dei veicoli dai traghetti. Inoltre tutto l'edificio tremava all'attracco dei traghetti nelle invasature ed il rollio della nave si trasmetteva alla terra ferma quando venivano abbassati i ponti mobili.

Dammi il tempo, Paolo, di raccogliere il materiale, sparso un poco per parte, e poi posterò qualche cosa.

PS. L'abilitazione completa al movimento l'ho fatta, da privatista, subito dopo le abilitazioni obbligatorie (di cui sopra) con immenso studio e mettendo a frutto precedenti esperienze ferroviarie.
Gaetano.
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Messaggioda Macaco » 16/02/2012, 18:47

Avendo introdotto il discorso sulle multe mi sento in dovere di fare delle precisazioni.

Nel passato, forse meno nel presente, l'operato del dipendente personale era particolarmente curato e seguito. In particolar modo in quei settori dove la professionalità del singolo era garanzia per la sicurezza della circolazione dei treni allorquando i comportamenti si uniformavano ad iter ben collaudati e codificati. Di qui la necessità di andare a verificare, con scadenze predefinite, se il personale si era attenuto alle rigide norme regolamentari nel gestire una interruzione accidentale, un blocco guasto od un rallentamento improvviso. Ho citato solo tre eventi ma durante una verifica di movimento non ci si limitava solo a quelli. Ricordo di alcuni Capi Reparto Movimento che arrivavano nell'impianto con una capiente cartella a seguito. In ufficio, esaminando i rapporti delle anormalità, avevano già individuato le magagne e di come gli addetti vi avevano fatto fronte. Quindi a colpo sicuro spulciavano i protocolli della corrispondenza telefonica, dei dispacci scambiati, delle vie libere telefoniche ricevute e date, delle prescrizioni emesse, dei moduli adoperati e delle annotazioni fatte sui vari registri in uso (M.125, M.42, M.55, ecc.) Vi erano quelli che, in presenza di una irregolarità riscontrata, si prendevano la briga di illustrare all'interessato l'errore commesso nonchè la corretta prassi da seguire. Nello stesso tempo gli si annunciava già la multa per far sì che si ricordasse degli sbagli fatti ed un monito a non più incorrervi. C'erano altri, invece, che arrivavano e prendevano nota di quanto veniva rilevato. Poi, in ufficio, andavano prima a documentarsi e poi emettevano le loro sentenze e corrispondenti sanzioni disciplinari. Spesso e volentieri, da dipendente, ho avuto modo di contestare sia le sentenze e sia le sanzioni disciplinari che mi volevano appioppare. Quando è toccato a me di controllare l'operato degli altri ho fatto poco uso dello strumento "multa". Ho fatto però larghissimo uso del "rimprovero scritto" e successivo chiarimento della norma violata direttamente con l'interessato o traendo spunto per una amichevole chiacchierata radunando nell'impianto quanto più personale possibile e facendo una simulazione degli eventi e delle anormalità oggetto di contestazione.
Nelle verifiche occorreva stare molti attenti perchè si poteva venire incriminati di omissione di controllo, incapacità di prevenire e contrastare comportamenti a rischio od incorrere, addirittura, nel reato di occultamento delle prove di pericolati incidenti ferroviari. Ricordo bene, negli anni ottanta, un CRM sollevato dall'incarico e destinato ad altre mansioni, per non aver saputo evidenziare e correggere comportamenti a rischio da cui era scaturito un incidente ferroviario con morti e feriti. Il superiore diretto si prese la briga di esaminare tutta la trafila delle visite ispettive eseguite da quel CRM in quell'impianto. Così emerse che il bonario Capo Reparto Movimento emetteva multe per quisquiglie mentre sorvolava su fatti abbastanza gravi o difficoltosi da ricostruire a posteriori attaverso la lettura dei documenti di stazione. Non mancavano poi le magre figure che scaturivano nel fare visite di sorveglianza frettolose e superficiali. Poteva succedere che a breve ne venisse fatta un'altra nello stesso impianto, per prassi normale od eventi fortuiti, da altri funzionari che oltre a riscontrare comportamenti scorretti o pregiudizievoli per la circolazione dei treni notavano anche la cecità o l'incompetenza di chi li aveva preceduti.

Molto difficile era il compito di controllare l'operato degli altri. Non bastava solo avere la padronanza delle norme. Contava anche l'esperienza avuta sul campo. Allo stesso modo come un buon poliziotto riesce a combattere meglio il crimine quanto più conosce ed è "impastato" nell'ambiente malavitoso in cui opera. Scusate il crudo esempio.

Unica nota positiva delle multe era che l'introito andava direttamente all'OPAFS (Opera di Previdenza ed Assistenza per i Ferrovieri dello Stato) e serviva ad alimentare un fondo destinato agli orfani dei ferrovieri.
Gaetano.
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