Non si può parlare dell'archeologia ferroviaria se non partendo, ovviamente, dall'Inghilterra culla dei trasporti ferroviari.
Quando la ferrovia era ancora nella prima infanzia non c'era bisogno di segnalazioni. Con i cavalli che trainavano due o tre carrozze ad andatura tranquilla non nascevano problemi di sorta e perfino con le prime vaporiere le velocità erano ancora troppo basse ed i carichi troppo ridotti per destare preoccupazioni, oltre al fatto che che spesso sull'intera linea marciava un solo treno alla volta.
Con l'aumentare della velocità, però, il grande vantaggio della ferrovia, cioè l'attrito minimo tra ruota e rotaia, si trasformò in uno svantaggio, poiché i convogli non erano in grado di arrestarsi in tempo, sopratutto quando i freni erano installati solo sulle locomotive e magari su un paio di veicoli con ferrovieri a bordo. Il cosiddetto “carro-freno” venne così chiamato semplicemente perché era dotato di freni che l'addetto poteva azionare non appena udiva il fischio emesso dal macchinista quando era necessario arrestare il treno.
Una volta che la densità del traffico ferroviario oltrepassò il punto in cui gli intervalli erano tali da evitare scontri accidentali, si dovette inventare qualcosa che offrisse ai macchinisti un'idea della posizione degli altri convogli.
Da questa esigenza nacquero i “poliziotti” ferroviari, precursori dei segnalatori nonché di quegli speciali reparti di polizia presenti presso le reti ferroviarie di tutto il mondo di allora per assicurare l'ordine pubblico nelle zone degli impianti e per montare la guardia contro eventuali furti di materiale o di merci trasportate lungo la linea. La Liverpool-Manchester ebbe la sua polizia ferroviaria fin dall'inizio (1833), con tanto di posti di polizia che costituivano basi di scalo intermedie per i passeggeri e le merci. E la “stazione” ferroviaria si chiama così proprio perché questo è il nome che in inglese (station) si dava e si dà tuttora ai posti di polizia e ai commissariati.
Per indicare ai macchinisti che la la linea era sgombra, l'agente assumeva una posizione eretta con un braccio teso in fuori e se la linea era occupata od ostruita,l'agente conservava la posizione di riposo.
Alcune ferrovie erano anche dotate di segnali per “procedere con cautela”: se il poliziotto non aveva però un buon campo di visuale lungo un tratto sufficiente di binario, l'informazione passata al macchinista dipendeva solitamente dall'intervallo di tempo trascorso dall'ultimo passaggio e quindi dalla distanza presunta tra il convoglio che sopraggiungeva e quello precedente.