Progetto Grande Rete

Sezione dedicata ai racconti e alle esperienze riguardanti il mondo ferroviario.

Messaggioda Macaco » 06/11/2014, 8:51

Già il progetto "Grande Rete" prevedeva l'accentramento dei DCO in poche grosse strutture dedicate. Così un poco alla volta, con l'evolversi delle tecnologie, si sta realizzando quel progetto. Se lo trovo tra le mie carte, vi posto un articolo scritto a suo tempo di quando operavo, solitario ed isolato DCO, con solo foglione del grafico a mano, matite colorate, pulsantiera, microfono, consolle delle chiamate e mastodontico pannello degli impianti a tessere serigrafati. Senza plotter, Train Decriber, Monitor, tastiera, cellulare e diavolerie varie.
Gaetano.
Scusatemi. Io appartengo al passato delle FS. Non sono ingegnere e sono contrario al cazzeggio...ferroviario.
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Messaggioda Giovanni Pighini » 06/11/2014, 23:48

Fruga, fruga!!!!!!
Giovanni
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Messaggioda Macaco » 09/11/2014, 10:14

Giovanni ho frugato ed ho trovato due miei vecchi articoli risalenti agli anni 90. In più vari cenni su quelli qui pubblicati. Oggi vi posto il primo ed a seguire l'altro. Poi vi evidenzierò il passaggio in quelli già pubblicati.

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Circa un venti anni fa il (sempre) polemico Don Macaco apostrofava i colleghi con queste omelie:

"""Cari colleghi, lo sapete che noi DCO siamo degli ibridi???

Cioè il risultato di un incrocio fra due razze o specie diverse ma simili.
Nel mondo animale ed in quello vegetale si cerca continuamente di ottenere ibridi sempre più resistenti alle malattie, più longevi, più produttivi, ecc.
In altre parole si tenta, tramite continue manipolazioni genetiche, di ottenere prodotti che diano buoni profitti.
Dalla fusione mirata delle razze o delle specie si hanno soggetti poco differenziati dagli individui originari ma con caratteristiche diverse ma conformi al progetto messo in atto.

Però NOI non siamo né piante e né animali, anche se l'ibridazione interspecifica tra il Dirigente Centrale ed il Dirigente Unico ha generato il DCO (Dirigente Centrale Operativo), con lo scopo di di ottenere contenuti costi di gestione, prima sulle linee a scarso traffico e poi su tutta quanta la rete.

Restando nell'esempio si può ben dire che il DCO è un Ibrido pienamente rispondente ai fini commerciali perseguiti dalle FS SpA."""

L'omelia, datata 12 febbraio 1996, continuava affrontando tante altre problematiche ed un Comitato Nazionale dei DCO (estraneo a qualsiasi altro movimento sindacale) rivendicava un suo ruolo attivo nelle trasformazioni regolamentari ed organizzative in atto.

Alla prossima
Gaetano.
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Messaggioda Macaco » 09/11/2014, 19:46

Questo è un pezzo di quell'altro articolo scritto in data 20-2-1996.

“”Cari colleghi, con il precedente comunicato del giorno 12 avevo cercato di focalizzare l'attenzione sulla nostra realtà lavorativa con l'esempio dell'ibridaziione e delle continue sperimentazioni in atto per una migliore commercializzazione del “prodotto DCO”.
Avevo anche aperto un discorso, lasciato poi in sospeso, sul come chiamarci in relazione al nostro prossimo futuro.
Tutto nasceva dal sentito dire o sullo scambio di idee su osservazioni fatte, cercando di immaginare un possibile scenario avente la figura del DCO come primo attore.

Le cose, purtroppo, non stanno così.

Esiste un piano di sviluppo denominato Grande Rete che relega il DCO ad un semplice operatore, con attività opportunamente alleggerite, che schiaccia solo bottoni sotto la guida di uno staff, più o meno numeroso, formato da figure altamente professionalizzate.

“Loro” saranno i Dirigenti Movimenti e noi DCO assolveremo le funzioni di “Apposito Incaricato”.

Però a stupire non è il ruolo verso cui la SpA vuole indirizzarci. Desta invece rammarico ed amarezza constatare che il 31/1/96, in occasione del nostro incontro a Roma, nessuno ne ha parlato seppure velatamente.

In mezzo a noi c'erano personalià, ed anche di spicco, che non potevano non essere informati del dettagliato progetto Grande Rete Nazionale CTC/DCO sia per la carica FS ricoperta che per il ruolo sindacale svolto.

Costoro, che sapevano, potevano almeno intervenire per una diversa stesura del documento finale. Documento che, secondo me, dovrà essere riscritto alla luce di quanto sappiamo oggi.

Dobbiamo esigere onestà e chiarezza da chi ci vorrà rappresentare ed al tavolo delle trattative occorrerà giocare a carte scoperte.
Da parte di tutti noi dovrà esserci una continua attenzionealla nostra futura sorte non lasciandosi soggiocare da lusinghe che anche a breve tempo potrebbero essere vanificate dalla piena attuazione del progetto.

In particolare ci si dovrà adoperare affinché nel rinnovo contrattuale venga contempleta la realtà esistente del DCO e non quella futura anche perché l'accentramento dei Posti Centrali di Comandi e Controlli avverrà gradualmente. Di conseguenza su tutte le linee si apriranno cantieri creando notevoli disagi per la messa in opera, attivazione ed impiego massiccio di nuove e moderne tecnologie.

Nel transitorio il solitario DCO continuerà ad essere il solo responsabile della gestione di tutta linea a lui affidata, salvo poi essere trasferito a centinaia di chilometri di distanza in fantascientifiche sedi per fare lo schiaccia bottoni.

Pertanto, fino a quel momento, battiamoci per vedere riconosciute (ed adeguatamente retribuite) le specifiche mansioni di “Quadro” al massimo livello per le funzioni svolte.
==========

Prossimamente con gli accenni fatti negli articoli qui già pubblicati.
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Messaggioda Macaco » 11/11/2014, 20:03

Questi sono i due articoli di cui vi parlavo. Li avevo postati il 18/3/ 2013 nella pagina 2 della discussione "Svio a Bologna". Vi evidenzio i punti relativi al progetto Grande Rete. Occhio alle date.

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L’Agente di Guardia
La figura ferroviaria, così denominata nel titolo e nei testi ufficiali, fa pensare ad una guardia giurata, utilizzata nelle ore notturne per sorvegliare gli impianti ferroviari ed impedire atti vandalici.
Probabilmente nel passato era proprio così. Nei vecchi libri inventariali si trovavano registrati moschetti e pistole che certamente completavano, unitamente all’incerata e la lanterna a petrolio, l’uniforme del manovale in servizio notturno nelle stazioni disabilitate. Le armi erano forse scariche mentre i magazzini, alla sera, erano pieni di merce d’ogni genere e l’incasso della giornata, custodito in cassaforte, risultava abbastanza consistente ed appetitoso ai malviventi.
Col passare del tempo e l’incremento del traffico l’AG, disarmato e sempre con la qualifica di manovale, cumulava i precedenti compiti di sorveglianza notturna con quelli specifici del ferroviere addetto alla circolazione dei treni. Con l’avvento poi degli Apparati Centrali ed il Blocco FS si ha contemporaneamente una maggiore professionalizzazione dell’ A.G. e l’inizio di uno sfruttamento di tale personale tanto che in gergo ferroviario il termine Guardablocco, non designerà, più come previsto dalle norme, un qualsiasi operatore dell’ I.B., ma soltanto il manovale abilitato quando lavora da solo nelle stazioni disabilitate dal servizio movimento.
Però non tutti diventavano subito Guardablocco. Non era facile trasformarsi in un quasi DM di notte restando di giorno solo e soltanto un manovale. Prima di essere lasciati ad operare da soli serviva un lungo tirocinio ed un nulla osta da parte del Titolare . Ma chi voleva imparare ne aveva tutte le opportunità. Quasi sempre vi erano due turni giornalieri di abilitazione durante i quali il manovale, se non diversamente impegnato, prendeva confidenza con l’apparato ed il Blocco sotto la guida del DM e con l’ausilio dell’Operaio AC. Così si imparavano i trucchi del mestiere e si faceva tesoro dell’esperienza e preparazione altrui prima ancora che della propria. Se non si diventava G.B. non si aveva l’assegnazione del turno in sede e si rimaneva a disposizione del Reparto Movimento. Il manovale inoltre aveva tutto l’interesse ad imparare sia perché quanto appreso di giorno gli sarebbe servito a trarsi d’impaccio quando restava da solo la notte e sia perché il suo operato veniva esaminato ed eventualmente censurato nell’immediatezza del mattino seguente.
Tante cose, noi neopatentati DM , abbiamo imparato da quei vecchi volponi dei G.B. quando andavamo in trasferta nei piccoli impianti soggetti a periodi di disabilitazione. C’era spesso un vero e proprio baratto tra le nostre conoscenze teoriche ed il funzionamento pratico, e le magagne, di ogni singolo ente della loro stazione. E noi , spesso e volentieri , ci affidavamo allo loro esperienza.
Allora, però, pochissimi di quei bravi G.B. diventavano CS. I passaggi intermedi erano lunghi, difficili le abilitazioni ed ancora più difficile la frequentazione di sparuti corsi. I concorsi interni erano molto selettivi per le ardue prove tendenti ad accertare concrete professionalità ed attitudini .
La Ferrovia di allora, forse per questioni politiche o di immagine, puntava moltissimo sulla scolarizzazione dei Capistazione, reclutandoli per concorso esterno e li preparava all’esercizio con appositi corsi professionali di lunga durata ed altrettanto lungo tirocinio pratico.
Diversa la realtà di oggi. Diversi gli indirizzi. Diversi gli obbiettivi che si intendono raggiungere. Diverse, senza dubbio , sono le esigenze del mercato in tema di trasporto ferroviario .
Con il progetto Grande Rete, le FS non avranno necessità dei G.B. e né tantomeno di tanti Capistazione. Pochi agenti, con competenze specialistiche, regoleranno il traffico su impianti impresenziati. Tuttavia preoccupa l’anacronistica gestione del presente, quando, in attesa della transizione, quasi tutti i G.B diventano CS ed , indistintamente, tutti gli Ausiliari/Deviatori delle stazioni disabilitate e delle fermate passano a fare i G.B. senza i necessari percorsi formativi .
Preoccupa ancor di più constatare che questi ultimi sono quelli che, per mancanza dei requisiti, non hanno potuto fare il salto di qualità. Ordunque questi agenti lavorano sempre da soli e vedono i frettolosi Tecnici A.C. solo durante i guasti . Una volta all’anno subiscono la visita dell’ Aggiunto , altrettanto frettoloso. Ad andar bene una volta all’anno ricevono, liberi dal servizio e per tre ore, un corso di aggiornamento svolto nel pieno rispetto degli invalicabili limiti delle risorse disponibili.
Così un A.G. professionalmente poco dotato, si trova , spesso ed incoscientemente, a gestire guasti ed anormalità in completa balia degli eventi, senza la necessaria competenza determinando , quando va bene , solo enormi ritardi della circolazione. Si spera sia sempre così.

Macaco - 1997
--------------
C’era una volta...... Il Cs Titolare.

Dopo il prescritto tirocinio pratico, a me novello D.M., un Cs Titolare rilasciò il prescritto patentino prima di assegnarmi , in turno e da solo , ben tre pomeriggi propedeutici alla mattina e notte.
Durante la prova del fuoco non si fece minimamente vedere nell’Ufficio Movimento , pur essendo
regolarmente presente ed in giro per la stazione , con turno a giornata.
Di sfuggita lo notai, solo una volta, nell’adiacente locale delle Gestioni Riunite.Il giorno dopo venni a sapere che lui , pur smontando alle 18.00 , quel giorno era rimasto sino all’ora del mio cambio in un bar dietro la stazione , pronto ad intervenire alla complice chiamata del manovale in turno.
Per fortuna tutto filò liscio , me la cavai abbastanza bene , e lui non intervenne. Nei giorni seguenti lavorai con più tranquillità poichè sapevo che alle mie spalle c’era il Titolare sempre vigile.
Con scarsa cultura e professionalità sufficiente all’impianto da lui gestito, si prodigava con tutte le sue energie al buon andamento del servizio , riuscendo bonariamente a coinvolgere tutto il personale.
Nella mia gioventù ferroviaria , quale appartente al Gruppo Volano, sono stato girovago in molte
stazioni di vari compartimenti e ne ho conosciuti di Titolari. Tanta Varia Umanità però con una costante comune.

La cura meticolosa di tutti gli aspetti del servizio.

Al di là dei risultati conseguiti, naturalmente frutto non solo dell’impegno profuso ma anche della professionalità, cultura e personalità del singolo, sentivano un dovere sconosciuto alla moltitudine degli agenti subalterni e dipendenti.
Erano, è vero, i responsabili dell’impianto .Spesso il Titolare diventava il Capro Espiatorio solo per non essere stato capace di rimuovere situazioni risultanti cause primarie di eventi nocivi all’esercizio.
Quasi che le loro responsabilità fossero la sommatoria delle responsabilità di ogni singolo agente sottoposto gerarchicamente.Forse per questo c’era la dedizione , quasi amorevole, per la propria stazione.Non erano mossi solo dalla volontà di non ricevere lagnanze dalla superiore sede per le anormalità o i disservizi verificatisi . Non era questa la causa che determinava il seguire l’operato dei dipendenti come prevenzione di errori procedurali o comportamentali . I suggerimenti, i chiarimenti
il continuo invito ad attenenersi alle norme regolamentari , se riuscivano in parte a limitare i suddetti errori, non potevano certamente scongiurare i guasti e le anormalità scaturenti dalla vetustà degli impianti e dall’intensità della circolazione. Però riuscire a contenere i ritardi senza trascurare la sicurezza diventava l’obbiettivo primario cui tendeva la loro diuturna opera di sorveglianza .
Solo in pochi si è riscontrata l’esclusiva gratificazione data dal semplice comandare altre persone. Anche in questi casi, tuttavia, non venivano meno gli obblighi facenti capo al Cs Titolare quale garante verso La Ferrovia dell’andamento della stazione.
Anche se il Titolare non si districava bene fra le pieghe regolamentari doveva conoscere il proprio impianto sin nei minimi dettagli. Non a caso ad ogni cambio di Titolare si dovevano rifare i registri caratteristici della stazione anche se ancora validi ed attuali.Doveva essere per forza in grado di far fronte ad ogni evenienza o di sopperire alle altrui inesperienze.
Allora non c’era la necessità di corsi di aggiornamento.Il Cs Titolare , per ogni anormalità, prima di inoltrare il rapporto ai superiori,per relazionare in merito, doveva indagare sull’occorso, verificare se i comportamenti tenuti dagli agenti erano stati corretti ed adeguati alle circostanze.Per forza, quindi ,
ne doveva parlare con gli interessati sviscerandone tutti gli aspetti e chiarendone i punti oscuri .Quasi
ogni giorno si faceva scuola. C’era il tempo, la motivazione , la disponibilità e la volontà per farlo.
La cura non interessava solo il servizio e la professionalità delle persone addette.L’interessamento all’immagine non era secondario a quello rivolto ad altri settori.Le stazioni erano giardini fioriti ed il
sostarvi in attesa dei treni, anche se in ritardo, non creava disagio apprensione e rabbia.
Questo è il quadro di un recente passato. A posteriori , come spesso succede, arriva il riconoscimento di quanto fosse importante la funzione del Titolare , tanto che alcuni rappresentanti del person ale , pur avendolo avuto come controparte in tante controversie , solo adesso, di fronte al degrado degli impianti , all’appiattimento professionale dei ferrovieri , ai continui e consistenti ritardi dei treni , ne rimpiangono la mancanza. Troppo tardi. Peccato .

Adesso siamo una SpA e la realizzazione del progetto CTC grande rete è alle porte . Di conseguenza sarà normale avere stazioni impresenziate gestite in telecomando ed in completa balia di vandali .
Già adesso sono sotto i nostri occhi i risultati conseguenti all’abbandono delle stazioni. Le sale d’attesa, ove esistono, sono inagibili il più delle volte specialmente nelle prime ore del mattino perchè occupate da poveri barboni senza tetto. Pendolari e studenti devono sperare che il loro intestino non sia in ritardo come i treni, al mattino prima di uscire da casa, altrimenti i bagni della stazione , se aperti, non offrono le necessarie garenzie igieniche e sanitarie
I marciapiedi poi,d’estate sono impraticabili per l’erba alta e d’inverno per la neve non spalata.Le luci non sempre si accendono a causa della scarsa manutenzione e della poca funzionalità delle fotocellule. Le anormalità , quando segnalate dal personale dei treni, prima di venire rimosse devono trovare , a cura dei Quadri Responsabili , prima la disponibilità di personale e poi quella finanziaria .
Una volta il Titolare , in giornata , risolveva il problema attingendo alla cassa della stazione i fondi necessari alle piccole riparazioni o quanto meno si raccomandava ai servizi tecnici per evitare , per quanto possibile, disagi ai passeggeri.
Altri tempi, altra mentalità, altri conti. Però i viaggiatori erano e restano persone, destinatari quindi di quelle umane attenzioni dovutegli indipendetemente dall’essere considerati clienti e non utenti.
La pulizia e la piccola manutenzione delle stazioni ha ovviamente dei costi che gravano sulla gestione complessiva del servizio . Eliminato il personale ferroviario necessariamente si esternalizzano i lavori spesso lesinando sul necessario e senza neppure controllare se si riceve quanto contrattato.
Anche controllare costa. In personale ed ore di lavoro. I ferrovieri diminuiscono sempre di più e non è pensabile affidare al personale dei treni la verifica dello stato di agibilità igienico-sanitaria delle stazioni .
Dovranno cercarsi in ogni caso idonee soluzioni per assicurare un minimo di decenza agli impianti impresenziati. Si potrà ricorrere agli Enti Locali, al volontariato, e perchè no , anche ai ferrovieri inqulini dei F.V., interessati magari, ad avere uno sconto sul fitto dell’immobile occupato.Trovare qualcuno disposto ad aprire le sale d’attesa la mattina e chiuderle la sera,dopo l’ultimo treno viaggiatori, sarebbe già una soluzione agli atti vandalici notturni.Anche l’offrire i locali liberi nelle stazioni per scopi morali e civili in cambio della pulizia e della sorveglianza della stazione ne eviterebbe il degrado causato dall’abbandono. Gli stessi comitati pendolari, opportunamente contattati e sensibilizzati, potrebbero cercare in sede locale Enti, Istituzioni o singole persone interessate all’iniziativa proposta.

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Messaggioda fas » 12/11/2014, 20:40

Macaco ha scritto:Esiste un piano di sviluppo denominato Grande Rete che relega il DCO ad un semplice operatore, con attività opportunamente alleggerite, che schiaccia solo bottoni sotto la guida di uno staff, più o meno numeroso, formato da figure altamente professionalizzate.


Sono curioso di sapere quali furono, all'epoca, le reazioni a questo tuo articolo.
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Messaggioda Macaco » 12/11/2014, 20:54

Certamente Iacopo. Non mancherò di soddisfare la tua curiosità.
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Messaggioda Tak84 » 12/12/2014, 22:43

Macaco come sempre ha centrato il punto, addirittura con diversi lustri d'anticipo, ovvero già segnalava il problema de: I RICICLATI.
sembra essere un titolo di un film ma, purtroppo oggi è la quotidiantà del mondo ferroviario. Ovvero troppa e dico ancora troppa gente è stata catapultata verso figure professionali superiori senza averne ne le competenze ne, soprautto, la mentalitá adatta tanto piú adesso dove tutti lavorano DA SOLI. Il tutto perchè figure come casellanti, guardia massi ecc. sono sparite ma le persone sono restate. Cosi ci troviamo cosi Pdm, Cs, Ct, Dco che non hanno alcuna coscienza della propia figura e della responabilità che ne deriva. Per capire facciamo un paio di esempi: il Cs che se ne va prima dell'ultimo treno come quando era in manovra, il macchinista ad agente solo che si comporta come quando c'era il socio che faceva tutto lui ecc.. Quanta diffefenza da quelli che hanno fatto LA GAVETTA
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Messaggioda Macaco » 15/12/2014, 14:21

fas ha scritto:
Macaco ha scritto:Esiste un piano di sviluppo denominato Grande Rete che relega il DCO ad un semplice operatore, con attività opportunamente alleggerite, che schiaccia solo bottoni sotto la guida di uno staff, più o meno numeroso, formato da figure altamente professionalizzate.


Sono curioso di sapere quali furono, all'epoca, le reazioni a questo tuo articolo.


Iacopo, per essere esauriente devo scindere la risposta in due tempi: un "prima" ed un "dopo" alla mia esperienza di DCO.

PRIMA.

Un Capo Reparto Movimento diceva di pentirsi amaramente di avermi assegnato l'incarico di Titolare ad Interim di quella stazione dove vi sono rimasto come tale per anni. Ero, secondo lui, troppo "sindacalizzato" per ricoprire quel ruolo.

Nei primi anni del mio pensionamento ho dato assistenza volontaria gratuita a colleghi implicati in procedimenti disciplinari. I vertici del sindacato non gradivano le mie decisioni. Mi ritenevano troppo "aziendalista", solo perchè mi rifiutavo di sponsorizzare "colpe" indifendibili.

Entrambi i due giudizi nei miei riguardi erano sbagliati. Per me il rispetto delle regole (normative e comportamentali) prescindeva dall'appartenenza o meno ad una organizzazione sindacale.

DOPO

Durante il periodo trascorso al DCO vi erano ben due colleghi con il compito di "monitorare" il mio comportamento e "relazionare" alla superiore sede. Ero stato scelto e promosso sul campo per meriti professionali, ma restavo sempre "attenzionato" quasi come un soggetto eversivo. Certo non mi facevo scrupolo di dire quello che ritenevo sbagliato o non adeguato. Od esprimere liberamente, quando richiesti, giudizi su colleghi o superiori in merito a problematiche di servizio.

Orbene dopo quell'articolo (ed altri scritti correlati), il mio "attenzionamento" non fu limitato solo a livello locale. La crescita di un movimento per un riconoscimento normativo (e retributivo) più elevato a livello di contrattazione nazionale, allarmò la TRIADE SINDACALE-SETTORE TRASPORTI del tempo che temevano una deriva AUTONOMISTA del nascente COMITATO NAZIONALE dei quadri con mansioni DCO. Ed io, modestamente, ero parte attiva di quel movimento. Mantenevo i collegamenti tra le varie sezioni DCO sparse sul territorio nazionale.

Così fummo "infiltrati" e "fagocitati" da quelle organizzazioni rappresenti del personale che, di conbutta con i vertici aziendali, "gestirono" quella triste e funesta trasformazione della rete ferroviaria. Fu proprio in quel periodo che tutta l'organizzazione sindacale "barattò" il proprio assenso avendo come contropartita mano libera sulle cosiddette "valorizzazioni".
Gaetano.
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Messaggioda Macaco » 15/12/2014, 15:22

Restando "quasi" in tema vi propongo questo video e lo dedico al mio chierichietto senjor.

https://www.youtube.com/watch?v=jrS8mFD0P04
Gaetano.
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Messaggioda Macaco » 15/12/2014, 15:42

Sempre di Marco Paolini c'è anche questo, per chi avesse più tempo e più voglia e ... disponibilità ad ascoltare e ... sapere. Perchè quelle di Marco non sono solo ... fantasie.

https://www.youtube.com/watch?v=1HO_JjMe6o4
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 15/12/2014, 20:06

Grande Paolini. Vero appassionato, l'ho conosciuto a Pistoia dove ogni tanto capita a far visita a chi lavora nello storico.
Giancarlo
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