Forni

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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 02/02/2014, 17:20

La disposizione dei tubi sulla piastra oltre che essere posta secondo quei due reticoli per favorire lo scambio termico e lo scarico dei fanghi, ma in particolare è così per motivi meccanici. La disposizione secondo i vertici di un triangolo equilatero rende più resistente la piastra in fase di mandrianatura dei tubi.
Per questo motivo la mandrianatura dei canotti dei tubi e' prescritto che debba essere seguita per file verticali successive, iniziando da una delle due file esterne, e procedendo su ciascuna fila verticale dal basso in alto. Per ottenere un sufficiente fissaggio del canotto o direttamente del tubo, occorre che il medesimo, sotto l'azione della meandrinatura venga allargato di circa 1,5 mm per i tubi di diametro fino a 51mm, 1,7 mm per i tubi fino a 70mm e di 2,2 mm per i tubi fino a 152mm.
Data la notevole pressione esercitata dai rulli del mandrino, è di particolare importanza seguirne scrupolosamente i giri dopo lo scatto della molla , onde evitare un fissaggio insufficiente del canotto o del tubo, oppure, un eccessivo allargamento del foro della piastra tubolare.
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Messaggioda freelancer » 04/02/2014, 13:03

Avevo visto in video come mandrinavano un tubo da surriscaldatore: l'apparecchio doveva essere abbastanza moderno perchè il tubo veniva modellato come se fosse stato di gomma ma appena arrivava al limite pareva che si disconnettesse da solo, come se "sentisse" di essere arrivato al limite (si sentiva un rumore di sforzo e poi il motore si fermava da solo, anche se fuori campo poteva esserci un secondo operatore che controllava il motore).
L'operazione era stata ripresa a Meiningen.
La cosa curiosa, l'ho riascoltata diverse volte per capirla: sulle macchine ex DDR i tubi lato forno venivano saldati (verschweisst), solo lato camera a fumo venivano mandrinati (eingewalzt). In diversi testi (anche tedeschi) non ho trovato accenni a questa pratica.

Dalle nostre parti si usa ancora infilare lato forno un piccolo segmento di tubo che, scaldandosi di più, si dilata più di quello principale, tenendolo ben aderente alla piastra del forno e impedendo le perdite?
Nel 1923 era data come prassi ancora quasi normale.

Nota: secondo il contatore, pare che questo sia il 10000° post nel forum.
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 05/02/2014, 20:30

freelancer ha scritto:Avevo visto in video come mandrinavano un tubo da surriscaldatore: l'apparecchio doveva essere abbastanza moderno perchè il tubo veniva modellato come se fosse stato di gomma ma appena arrivava al limite pareva che si disconnettesse da solo, come se "sentisse" di essere arrivato al limite (si sentiva un rumore di sforzo e poi il motore si fermava da solo, anche se fuori campo poteva esserci un secondo operatore che controllava il motore).
L'operazione era stata ripresa a Meiningen.
La cosa curiosa, l'ho riascoltata diverse volte per capirla: sulle macchine ex DDR i tubi lato forno venivano saldati (verschweisst), solo lato camera a fumo venivano mandrinati (eingewalzt). In diversi testi (anche tedeschi) non ho trovato accenni a questa pratica.

Anche presso le FS si opera allo stesso modo

Dalle nostre parti si usa ancora infilare lato forno un piccolo segmento di tubo che, scaldandosi di più, si dilata più di quello principale, tenendolo ben aderente alla piastra del forno e impedendo le perdite?
Nel 1923 era data come prassi ancora quasi normale.

Questo metodo si applica quando il foro che deve ricevere il tubo bollitore, essendosi rovinato deve essere rilavorato e conseguentemente allargato.
Allora si inserisce una "ingranatura" che in fase di mandrinatura crea una specie di guarnizione.
Comunque, inserisco alcune pagine della IT T.48/270 che ho in lavorazione, nelle quali si tratta di questo argomento.

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Messaggioda freelancer » 05/02/2014, 21:09

L'apparecchio di mandrinatura è esattamente uguale a quello visto nel filmato. Allora non mi sbagliavo: era automatico.
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 06/02/2014, 18:05

Suppongo che non ci siano tanti costruttori per quel tipo di attrezzatura. Sia le FS che Meiningen di sicuro hanno fatto acquisti presso lo stesso fornitore.
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Messaggioda freelancer » 02/03/2014, 23:04

ALn668.1207 ha scritto:
Nelle caldaie tipo locomotiva non ha molto senso impiegare accaiai di classe elevata, viste le condizioni di esercizio e le esigenze costruttive.
Un acciaio "comune" va più che bene, la pressione è bassa e le temperature sono ugualmente non critiche.
Solo quando le pressioni le temperature diventano elevate ha senso ricorrere ad acciai con caratteristiche adatte, in ogni caso non inox, resistenti al calore e allo scorrimento viscoso che è il problema più rilevante quando la temepratura di esercizio supera continuativamente i 500°C.
Per dire, tutta la struttura dei generatori di vapore delle grandi centrali termoelettriche, in cui la temperatura di esercizio è di 530 - 550°C e le pressioni superano i 200 bar si usano comunque ancora acciai che "fanno la ruggine".
Perché in questo tipo di impianti la corrosione è, semplicemente, un non-problema.
Sono naturalmente acciai speciali, legati al cromo-molibdeno quando gli spessori diventano molto elevati per via delle altissime pressioni di esercizio.

Ricordo che qualche tempo fa, spiegando perchè le corrosioni nelle caldaie (a mia specifica domanda aveva aggiunto "anche quelle da locomotiva") fossero meno legate all'ossidazione, un ingegnere aveva spiegato che sì, l'acciaio si ossida ma quella che si forma (almeno a contatto con l'acqua in ebollizione e il vapore) non è ruggine ma magnetite, che crea una protezione contro ossidazioni ulteriori.
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Messaggioda freelancer » 05/08/2014, 20:53

Riprendo per una domanda semplice (spero): le dimensioni della boccaporta sono unificate? il "quadro" della boccaporta l'avevo visto in genere ellittico, era quasi sempre così perchè era unificato?
Nelle locomotive più usate (685, 640, 625, 740) quali erano queste dimensioni?
Se ricordo bene, per proteggere dalla fiamma viva il punto in cui si uniscono quadro e piastra del forno, si mettono due lamiere incurvate, di cui l'inferiore è chiamata talvolta "battipala": il nome è "ufficiale" o solo di comodo? E le due lamiere sono uguali?
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Messaggioda CARLO PEZZINI » 07/08/2014, 11:24

Ciao Paolo posso rispondere solo in parte all tua domanda, ovvero non so se le dimensioni della boccaporta delle locomotive da treno più utilizzate fossero standardizzate (probabilmente si) e quali fossero le dimensioni. Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda tu ti riferisci alla protezione che è applicata alla boccaporta del forno (chiamata battipala) ed è realizzata non in lamiera ma con una fusione di ghisa a forma di L rovesciata che viene applicata mediante viti prigioniere alla boccaporta vera e propria. Questa protezione è formata da due parti uguali, una inferiore ed una superiore, per le ovvie necessità manutentive,, infatti quella inferiore è soggetta ad una maggiore usura dovuta al contatto diretto con le fiamme e ai continui urti con gli attrezzi da fuoco ( pala, gacio, rachietto, lancia, pala da rosticci).
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Messaggioda freelancer » 02/04/2015, 22:08

Altro particolare del forno: il voltino refrattario.
Ho avuto occasione di vedere dei mattoni pronti per il montaggio, alcuni erano sagomati in maniera speciale (non erano FS, erano per una BR 52): in ambito FS era normato come dovessero esser realizzati?
Da più parti ho raccolto delle strane dicerie sul fatto che prima della prima accensione si mettono cocci o polvere di vetro che con il fuoco fonde e copre il voltino. E sotto? Non si usa della malta refrattaria come quella dei forni da pizza, che vetrifica essa stessa?
Non ho trovato nulla nè sui testi italiani nè su quelli tedeschi (e per la locomotiva tedesca non mi è stato detto nulla in merito al vetro).
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 02/04/2015, 23:27

I mattoni refrattari per i voltini, in ambito FS, hanno sagome particolari tali da permettere il loro montaggio nel forno. In particolare quelli di partenza che vanno ad appoggiarsi alle pareti laterali del forno. Una volta, vista la varietà di macchine in servizio, avevano dimensioni diverse, poi con la guerra si cerco' di unificarli. In passato ho pubblicato, non ricordo se qui o su l'altro forum, la pagina dell'Istruzione Tecnica inerente. Vedo di cercarla ed eventualmente la ripubblico.
Per quanto riguarda i cocci di vetro sui voltini, si è già parlato anche di questo, comunque, anche se non sta' scritto da nessuna parte, oltre alla malta apposita, c'era chi lo faceva pensando di dare una maggiore consistenza a tutta la struttura.
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Messaggioda freelancer » 22/10/2016, 21:17

Riprendo per una domanda che più tecnica non si può: quali locomotive FS avevano il forno con il cielo inclinato verso il fondo della caldaia?
A me risulta solo la 480, in cui l'inclinazione si osservava anche sul portaforno e pure sulle fodere. Però caldaie così lunghe c'erano anche sulla 746 e la 691. Il fatto che le seconde due operassero per lo più in pianura non giustificava la complicazione? Volta (per chi non conosce bene il tema "vapore") a ridurre il rischio che l'acqua scendesse troppo di livello attorno al forno medesimo quando la locomotiva si trovava in forti discese.
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Messaggioda Giancarlo Giacobbo » 23/10/2016, 17:06

Quasi tutte le machine avevano il cielo del forno leggermente inclinato. Vai quì:
http://www.bardellarotaia.it/viewtopic.php?f=11&t=748
I.T.-T18-270 pag.215 tavola 40
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